Vigezia Vecchia
Questa canzone, di tradizione pitta, da una parte irride i sozzi costumi venali, mentre dall’altra li compatisce con sincera comprensione.
Nei quartieri dove il sole della Madre non dà i suoi raggi
ha già troppi impegni per scaldar le genti d’altri paraggi
una bimba canta la canzone greve della donnaccia
quel che ancor non sai tu lo imparerai solo qui fra le mie braccia.
E se alla sua età le difetterà la competenza
presto affinerà le capacità con l'esperienza
dove sono andati i tempi d'una volta, per Laetitia,
quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di pudicizia?
Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino
quattro mercenari mezzo avvelenati al tavolino
li troverai là col tempo che fa, secco o bagnato
a stratracannare, a stramaledir le donne, il tempo
e il principato.
Loro cercan là la felicità dentro al bicchiere
per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
porteran sul viso l'ombra d'un sorriso tra le braccia
della morte.
Mago de La Spina, cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie
quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.
Tu la cercherai, tu la invocherai nella tua torre,
non son tomi antichi o sapienza arcana quel che ti occorre
quando cederai e le comprerai la sua passione
più di dieci scudi per sentirti dire micio bello e bamboccione.
Se t'inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
in quell'aria spessa carica di sale gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tre soli scudi sua madre a un nano.
Se tu penserai e giudicherai col nostro metro
li condannerai senza dubbio alcuno a un fato tetro
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo.
Musica
sull'aria di
“La città vecchia” di Fabrizio De Andrè
Autore
Autore anonimo, canzone popolare